Henri Cartier-Bresson

“Dedico a Henri Cartier-Bresson questa pagina perché lo considero il mio maestro, il suo pensiero e tecnica fotografica rispecchiano il mio…un buon fotografo non ha bisogno di tante cose: saper individuare e cogliere l’attimo, una macchina ed un obiettivo.”

Le frasi di Henri Cartier-Bresson e la sua Leica

Breve storia Leica

Leica camera AG

La “signora delle macchine” per antonomasia: Leica Camera AG. Nel mondo della fotografia viene spontaneo associare il nome Leica con Henri Cartier-Bresson perché questa è la macchina che usava.

Lo sapevi che assemblare, collaudare e imballare una Leica “M” ci vogliono in media 8 ore? Tutta montata a mano come vuole la tradizione.

Le origini della Leica risalgono a prima della Grande Guerra, nel 1914; Oskar Barnack (1879-1936), ingegnere della Leitz, costruì due prototipi di una macchina fotografica istantanea con pellicola da 24×36 mm chiamata Ur-Leica; una la diede a Ernst Leitz II (1871-1956) e l’altra la tenne lui per suo uso personale. L’ottica per questa macchina fu invece costruita da Max Berek (1886-1949), progettista assunto in Leitz nel 1912, un anno dopo Barnack; ottica a cinque elementi: il Leitz Anastigmat 50 mm f/3.5. L’unico esemplare ufficialmente esistente di questa macchina è il prototipo del 1914 di Ernst Leitz II ed è conservato al Werksmuseum der Leica Kamera AG, inutile dire che ha un valore inestimabile.

Il secondo prototipo, quello usato da Barnack, rimase nelle mani della sua famiglia quando morì. Dopo la seconda guerra mondiale la fotocamera è stata venduta ad un’asta da suo figlio, che viveva a Monaco di Baviera e gestiva un negozio di alimentari, ad un collezionista a tutt’oggi sconosciuto!

Oskar Barnack con una Ur-Leica:

La Ur-Leica di Ernst Leitz II, unico esemplare al mondo

Il formato 24×36, derivato da due fotogrammi, non era una novità assoluta, vi erano stati tentativi concretizzatesi con i modelli statunitensi Tourist Multiple, Simplex e con la tedesca Minigraph, ma con Leica divenne universale. Una fotocamera 35 mm, o piccolo formato, equivale a fotocamere con sensore digitale pieno (full frame) e registra un’immagine di circa 24×36 mm di dimensione, mentre il termine 35 mm deriva dalla larghezza di circa 35 mm di ogni fotogramma della pellicola per il cinema e viene comunemente associato alla fotografia in formato 24×36.

Fu poi la volta della Leica 0 che, secondo i registri Leitz, è stata consegnata nel 1923 da marzo a settembre in soli 23 esemplari. La numerazione partiva dal numero 100 e una di queste, la n° 105, apparteneva a Oskar Barnack che usò sino agli anni ’30 per poi passarla al figlio Conrad e successivamente negli anni ’60 venduta ad un collezionista americano.

La Leica 0 n* 105 di Oskar Barnack:

Leica 0 n°105 di Oskar Barnack

Nel giugno 2022 questa macchina è stata venduta per ben 14,4 milioni di euro, battendo il precedente record mondiale che apparteneva sempre ad una serie 0, la n° 122, venduta alla 32a Leitz Photographica Auction nel 2018 per 2,4 milioni di euro. Di Leica 0 ne sono rimasti solo 17 esemplari in tutto il mondo.

Nel 1932 le fotocamere utilizzate erano già 90.000, nel 1961 un milione. Le pietre miliari di questa evoluzione sono inizialmente i modelli a telemetro, come la leggendaria M3 del 1954 o la M6 del 1984. Con la Leica R3, Leica apre nel 1976 la strada all’elettronica del sistema R, nel 1989 ecco la prima fotocamera compatta, e nel 1999 la prima macchina fotografica compatta digitale: Leica Digilux 1.

Dal 25 luglio 1996 la Leica ha cambiato nome in Leica Camera AG.

Ma venne il momento di adeguare ai tempi anche le fotocamere professionali, e fu così che nel 2006 viene prodotta la Leica M8, il primo modello della serie “M” digitale. Ma nonostante questa evoluzione tecnologica la Leica continua a produrre le classiche a rullino della serie “M”, molto richieste da appassionati e collezionisti.

Leica non solo produce macchine e accessori, ma anche obiettivi di alta qualità. Inutile dire che i prodotti Leica oltre che ad essere di qualità elevata sono anche molto costosi.

Nel 1932 Henri Cartier-Bresson comprò la sua prima macchina fotografica, una Leica 35 mm con lente 50 mm che l’accompagnerà per molto tempo.

Qui lo puoi vedere in varie immagini mentre scatta.

Frasi celebri di Henri Cartier-Bresson

  • È attraverso un’economia di mezzi e soprattutto con l’abnegazione di sé che si raggiunge la semplicità espressiva
  • Non ho mai abbondato la Leica, qualunque altro tentativo mi ha sempre fatto tornare da lei…per me è LA macchina fotografica.
  • Non è la mera fotografia che mi interessa. Quel che voglio è catturare quel minuto parte della realtà.
  • Scattare con una Leica è come un lungo bacio tenero, come sparare con una pistola automatica, come un’ora sul lettino dell’analista.
  • Osservare lì dove gli altri sanno solo vedere.
  • C’è un istante in cui tutti gli elementi che si muovono sono in equilibrio.
  • È un’illusione che le foto si facciano con la macchina…si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa.
  • La fotografia è un’azione immediata, il disegno è una meditazione.
  • Più di tutto, io cerco un silenzio interiore. Cerco di tradurre la personalità e non una sola espressione.
  • La fotografia è un impulso spontaneo che viene da un occhio sempre attento che cattura il momento e la sua eternità
  • È necessario sentirsi coinvolti in quello che si ritaglia attraverso il mirino.
  • Un ritratto è per me la cosa più difficile. Devi provare a mettere la macchina fotografica tra la pelle di una persona e la sua camicia.
  • Nella fotografia le cose più piccole possono diventare un grande soggetto, un insignificante dettaglio umano può diventare un leit-motiv.
  • Noi vediamo e facciamo vedere come testimoni al mondo intorno a noi l’evento che, nella sua naturale attività, genera un organico ritmo di forme.
  • Il tempo corre e fluisce e solo la nostra morte riesce a raggiungerlo. La fotografia è una mannaia che nell’eternità coglie l’istante che l’ha abbagliata.
  • Ho scoperto la Leica; è diventata il prolungamento del mio occhio e non mi lascia più.
  • Per guardare bene, bisognerebbe imparare a diventare sordomuti.
  • Le prime 10.000 fotografie sono le peggiori.
  • A volte mi chiedono: “Qual è la tua foto preferita tra quelle che hai scattato?” Non lo so, non m’importa. Sono più interessato alla prossima fotografia che scatterò, o al luogo che visiterò.
  • Assouline chiede a Henri Cartier-Bresson quando ha scattato l’ultima foto e si sente rispondere: “Ebbene, ne ho appena fatta una a lei, ma senza macchina … è venuta bene ugualmente…la stanghetta degli occhiali perfettamente parallela alla parte superiore del quadro dietro di lei, è sorprendente”.
  • Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. È porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere.
  • Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge: in quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale.
  • La macchina fotografica è per me un blocco di schizzi, lo strumento dell’intuito e della spontaneità, il detentore dell’attimo che, in termini visivi, interroga e decide nello stesso tempo.
  • Ciò che desideravo di più di tutto era di afferrare nei confini di una singola fotografia, l’intera essenza di una situazione, che si stava svolgendo davanti ai miei occhi.
  • Talvolta si centra il punto in pochi secondi, altre volte invece il procedimento richiede ore o giorni. Comunque sia, non esiste un piano standard, nessuno schema di lavoro. Occorre stare sempre all’erta con il cervello, l’occhio e il cuore e avere agilità nel corpo.
  • Durante ogni istante di lavoro, il fotografo deve raggiungere una precisa coscienza di quello che sta cercando di fare.
  • Il fotografo deve essere sicuro, mentre è in presenza della scena che si sta dispiegando, di non aver perso alcun passaggio, di aver realmente espresso il significato unitario della scena. Dopo sarebbe troppo tardi. Il fotografo non può far retrocedere gli avvenimenti, per fotografarli di nuovo.
  • Vi accorgerete allora, quando è troppo tardi, con terribile chiarezza, dove avete fallito. A questo punto, ricorderete il sentimento rivelatore che avevate provato mentre stavate fotografando.
  • La fotografia può fissare l’eternità in un istante
  • Per me la fotografia di reportage ha bisogno di un occhio, un dito, due gambe.
  • La composizione deve essere una delle nostre costanti preoccupazioni, ma al momento di fotografare può nascere solo dalla nostra intuizione perché noi dobbiamo catturare il momento fuggitivo e tutte le relazioni coinvolte sono in movimento.
  • È sufficiente che un fotografo si senta a suo agio con la sua macchina e che questa sia adatta al lavoro che vuoi fare. Il modo di usarla, le sue tacche, le sue velocità di esposizioni e tutto il resto dovrebbero diventare automatici, come il cambiare una marcia in automobile.
  • Nella fotografia l’organizzazione visuale nasce solo da un istinto sviluppato.
  • Per “significare” il mondo, bisogna sentirsi coinvolto in ciò che si inquadra nel mirino. Questo atteggiamento esige concentrazione, sensibilità, senso geometrico.Una mano di velluto, un occhio di falco, questi i requisiti che tutti devono avere: non serve farsi avanti a gomitate.
  • La mia grande passione è il tiro fotografico, che è poi un disegno accelerato, fatto di intuizione e di riconoscimento di un ordine plastico, frutto della mia frequentazione dei musei e delle gallerie di pittura, della lettura e della curiosità per il mondo.
  • La “tecnica” è importante solo se riesci a controllarla al fine di comunicare quello che vedi.
    La tua personale “tecnica” devi creartela e adattarla all’unico fine di rendere la tua visione evidente sulla pellicola. Ma solo il risultato conta, e la prova conclusiva è data dalla stampa fotografica; altrimenti non ci può essere un limite agli scatti che, secondo i fotografi, si avvicinerebbero a ciò che stavano per afferrar e che non è altro che la memoria nell’occhio della nostalgia.
  • A volte c’è un’unica immagine la cui struttura compositiva ha un tale vigore e una tale ricchezza e il cui contenuto irradia a tal punto al di fuori di essa, che questa singola immagine è in sé un’intera narrazione.
  • Una fotografia non è né catturata né presa con la forza. Essa si offre. È la foto che ti cattura.

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